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Arches National Park nello Utah

Uno dei più bei parchi nazionali degli Stati Uniti, la totale assenza di motel e aree di servizio nelle immediate vicinanze lo rendono un posto veramente autentico, le foto risalgono a Giugno 2016, i visitatori quel giorno erano quasi esclusivamente americani... e un piccolo gruppo eterogeneo di italiani all'avventura nel Farwest, in effetti questo è stato il mio primo ed unico viaggio di gruppo e senza dubbio ne è valsa la pena.

Tutta la strada per arrivare ad Arches Park è una meraviglia, ci si trova a costeggiare pareti di roccia rossa come questa, al tramonto i colori si trasformano ed il paesaggio diventa rosa, purtroppo non ho avuto modo di fare delle foto in questo parco al crepuscolo perché i tempi erano stretti, tutto il viaggio rigorosamente on the road è durato solo 12 giorni durante i quali abbiamo percorso circa 4000 chilometri attraversando Utah, Nevada, California e Arizona.

Qui è quando ho abbassato il finestrino e ho fotografato la Balanced Rock senza sapere che fosse "una roccia famosa". E' una vera e propria scultura naturale, sembra composta da un enorme masso a forma di goccia che poggia su di un piedistallo e osservandola si ha l'impressione che stia per cadere.


La parte superiore è tecnicamente chiamata "roccia di copertura”. Il piedistallo si erode più velocemente della resistente roccia sovrastante. L’intera formazione rocciosa è alta 39 metri, la parte superiore da sola è alta 16 metri. La Balanced Rock aveva una compagna chiamata Chip-Off-the-Old-Block ma è caduta durante l’inverno del 1975-76. Si può tuttora osservare il suo piedistallo nel lato sud della Balanced Rock.

Niente di niente nelle vicinanze, solo un bellissimo panorama, quello che più mi è rimasto in mente di questo viaggio sono gli enormi spazi sconfinati, si ha l'impressione di tornare indietro nel tempo all'era dei dinosauri.

Non è un parco divertimenti a tema Flintstones, sembra incredibile ma ogni formazione rocciosa è frutto dell'erosione, questo è il primo arco che si scorge da lontano arrivando in auto ed è anche il più imponente tra tutti quelli che ho visto.


Gli archi formati naturalmente sono considerati una rarità nel mondo, ma non qui nei 190 km² di Arches National Park. Sono stati conteggiati più di 2000 archi di arenaria all’interno dei confini del parco, molti altri se ne stanno man mano scoprendo durante il loro processo di formazione. Il parco è un capolavoro creato dall’erosione, non ci sono solamente archi ma anche un completo assortimento di pinnacoli, sottili monoliti, rocce che si tengono in equilibrio da sole, speroni e nicchie tutti color fuoco situati sotto a un ampio e limpido cielo azzurro.

Dopo aver parcheggiato si parte a piedi per un giro tra gli archi di arenaria, il parco è davvero ben tenuto ed il sentiero è agevole, non occorrono scarpe da trekking se si decide di rimanere solo per qualche ora e fare semplicemente una passeggiata.


Le prime popolazioni che fecero uso di questi territori furono quelle desertiche arcaiche, abitarono qui tra i 3000 e gli 8000 anni fa. Ma le prime a lasciare una traccia tangibile del loro passaggio furono gli Anasazi e i Fremont, che vissero nella pianura del fiume Colorado all’incirca dal 1 d.C. fino al 1300 d.C.

Queste popolazioni divennero culturalmente distinte attorno al 1 d.C. quando gli Anasazi passarono dal lavorare oggetti in vimini a scavare pozzi per costruire case in muratura a più piani. Il periodo di tempo di massimo splendore culturale fu tra il 1000 d.C. ed il 1300 d.C.

Il Parco Nazionale Arches si trova proprio al di fuori all’area dove i Fremont vissero, nella parte ovest si possono ammirare delle tracce dell'antica società degli Anasazi.

Più tardi nel corso della storia, la zona di Arches Park fu sfruttata da due differenti gruppi di nativi americani: gli Ute e i Navajo. Gli Ute vissero e cacciarono in quest’area, custodendo gelosamente la loro terra e allontanando i primi colonizzatori bianchi che provarono a stabilirsi nella zona nel 1850. Nonostante i Navajo passarono per queste zone, non c’è nessuna prova del fatto che abitarono qui all’interno di quello che è ora il parco.

Avvicinandosi al grande arco si rimane sempre di più a bocca aperta, è imponente, si notano delle enormi venature nella roccia che sinceramente possono spaventare un po'.


I responsabili del parco hanno dichiarato che non si può far affidamento sui cellulari in alcune aree della riserva, quindi serve un po’ di cautela e di buon senso da parte dei visitatori per trascorrere una giornata gratificante e al sicuro.

Arches Park non è solamente un tesoro nazionale ma appartiene a tutti. I visitatori vengono da tutto il mondo per vedere questi fantastici paesaggi, in pochi restano indifferenti alle sue meraviglie. La prima impressione è che tutto sembri indistruttibile, ma qui è tutto fatto di sabbia e arenaria, e la sua creazione deve essere misurata in ere geologiche, migliaia di milioni di anni.

E questa è la vista che si apre al di là del grande arco, un paesaggio arido ma ricco di colori intensi, il terracotta delle rocce ed il verde scuro della vegetazione, gli stessi toni che ho notato in un altro parco, Zion Park, sempre nello Utah.


Non lontano da Arches Park passava la Old Spanish Trail, una importante rotta commerciale che attraversava la cosiddetta Spanish Valley, dove ora si trova Moab. Forse dei mercanti o dei viaggiatori lungo il cammino si sono avventurati all’interno di quello che è oggi il parco. Juan Maria Antonio de Rivera, un commerciante del New Mexico, passò qui vicino all’inizio del 1765, quando gran parte del sudovest era sotto il controllo spagnolo. Dal 1840 la rotta fu molto utilizzata dal New Mexico alla California, e funzionò come estensione del Santa Fe Trail che collegava Franklin, Missouri e Santa Fe in New Mexico. Gli uomini delle montagne frequentarono l’area, ma l’unico che conosciamo oggi per essere entrato all’interno dei confini odierni del parco fu il cacciatore di pellicce franco-canadese Denis Julien, che lasciò un’iscrizione datata 1844 nel parco. Nella scritta scolpita sulla base di una roccia si legge “Dennis Julien, June 9, 1844”.

I primi esploratori mormoni, guidati da William Huntington, entrarono nell’area di Moab con una diligenza e fecero giuramento di tornare nella zona e di stabilirsi nel luogo l’anno seguente. Huntington non tornò, ma Alfred Billings fece ritorno con quaranta uomini per fondare la Elk Mountain Mission nel 1855. Il luogo però fu ben presto abbandonato nel settembre dello stesso anno dopo che tre missionari furono uccisi dagli Ute, i nativi americani del posto.

I mormoni comunque, tornarono nel 1882 per fondare la città di Moab.

Laggiù c'è un arco che sta nascendo. Una fessura in una roccia deve avere un’apertura di almeno 90 cm per essere ufficialmente classificata come arco e per poterle attribuire un nome. Nel Parco Nazionale Arches ci sono circa 2400 archi, questo rende il parco un luogo unico al mondo, non c’è nessun altro posto al mondo neanche lontanamente paragonabile a questo.

In cima ad una piccola collina si intravede un doppio arco, uno molto piccolo accanto ad uno più grande.

In realtà potrebbe essere pericoloso camminare in alcuni punti poiché dei pezzi di roccia potrebbero staccarsi, ci sono dei cartelli che lo indicano, il Landscape Arch ad esempio potrebbe collassare da un giorno all'altro. Però ci sono anche visitatori che non temono di fare la fine di Willy il Coyote, come quelli lassù che stanno attraversando l'arco più grande, noi abbiamo continuato la passeggiata lungo il percorso panoramico consigliato. Questo luogo è la dimostrazione del fatto che la natura non si può dominare.


Gli studiosi hanno dimostrato che fossero presenti delle popolazioni in questa area 12000 anni fa. Il clima era molto differente allora, più freddo e molto più umido. La vegetazione era abbondante e gli animali erano di grandi dimensioni, mammut, buoi muschiati e giganti bradipi terrestri vagarono per queste terre. I primi umani che vissero qui trovarono una grande abbondanza di piante commestibili e sopravvissero per centinaia di anni come cacciatori e raccoglitori.

Ma il clima cambiò, gradualmente diventò più caldo e più secco. La vegetazione cambiò, le piante commestibili divennero più difficili da trovare. Molti animali scomparirono, portati a spostarsi altrove in cerca di cibo oppure portati all’estinzione per caccia eccessiva. Fu sempre più difficile sopravvivere per gli indigeni che dipendevano primariamente dalla caccia e dall’allevamento. Probabilmente lasciarono la regione attorno al 2000 a.C. ma altre popolazioni si spostarono qui, coloro che utilizzavano l’agricoltura come integrazione alla selvaggina.

Ci sono vari siti ad Arches Park dove è possibile vedere dei segni lasciati da queste antiche culture, pittogrammi (disegni sulla roccia), petroglifi (disegni realizzati grattando la parte superficiale dell'arenaria), e posti dove il quarzo fu cavato per costruire utensili e armi. Alcuni di questi reperti risalgono a 2000 anni fa, altri hanno solo qualche centinaio di anni.

Nessuno è in grado di sapere quando gli europei abbiano avuto il loro primo contatto con i nativi americani di questa regione, ma sappiamo che dei cacciatori si recarono qui già prima della metà del 1800.

Lassù in cima c'è la principale attrazione del parco, il Delicate Arch, il simbolo dello Stato dello Utah (lo si può scorgere anche nelle targhe delle auto), per problemi di tempo abbiamo deciso di non salire in cima per ammirarlo da vicino, occorre circa un'ora e mezza di camminata per arrivare fin lassù e altrettanto tempo per la discesa. Questa è la parte un po' più difficoltosa del percorso, bisogna essere ben attrezzati per affrontarlo (acqua e scarpe giuste), lo si può comunque ammirare perfettamente anche da lontano e da diverse angolazioni.


Lungo il percorso c'è una piccola sorpresa, un ranch che offre un salto nel passato ai visitatori di oggi.

Questa zona non vide i suoi primi abitanti bianchi prima della fine dell'Ottocento. Nel 1898 John Wesley Wolfe e suo figlio si trasferirono qui dall’Ohio e costruirono un piccolo ranch nei pressi del sentiero che oggi conduce al Delicate Arch. Una vicina sorgente era in grado di fornire abbastanza acqua per le poche mucche e un piccolo orto. John era un veterano della Guerra Civile, e la sua pensione andava ad integrare le sue piccole attività agricole e di allevamento. Nel 1906, sua figlia e suo marito Ed Stanley e i loro due bambini arrivarono al ranch e rimasero fino al 1908, quando tornarono in Ohio. Dopo che un allagamento distrusse l’originaria casetta di legno, la famiglia ne costruì una nuova, con inclusa una cantina. Nel 1910 la famiglia Wolfe vendette l'abitazione e tornò in Ohio. Il ranch cambiò proprietario molte volte prima di essere acquistato dal governo. Grazie anche a Wolfe altri residenti di Moab iniziarono a frequentare regolarmente la zona e a far visita agli archi naturali.


Il Delicate Arch è riconosciuto a livello mondiale ed è l’emblema del Parco Nazionale Arches. Questo simbolo è frutto di un'ottima scelta di marketing, è diventato un’icona e la principale attrazione della riserva. E' alto più di 18 metri e le sue enormi proporzioni non lo rendono poi così delicato, questo nome sarebbe stato più adatto per il Landscape Arch. Sicuramente la sua posizione di grande impatto visivo contribuisce al suo fascino. L’arco è a forma di ferro di cavallo, si tiene in equilibrio sulle sue braccia, si staglia isolato in mezzo ad un vasto basamento di roccia, una improbabile presenza che domina completamente la scena.

La seconda parte del percorso conduce verso Double Arch, che si intravede dal parcheggio che però non ho visto da vicino.


Nel 1922 un minatore e cercatore d’oro locale di origine ungherese fu così colpito dalla bellezza unica degli archi naturali che contattò gli ufficiali della ferrovia Denver e Rio Grande per cercare di persuaderli a sviluppare l’area come attrazione turistica. Questo signore fu Alexander Ringhoffer, oggi considerato "Padre del Parco Nazionale Arches", poiché per primo fece presente la necessità di salvaguardare quest’area.

La richiesta raggiunse Stephen Tyng Mather, il primo responsabile del National Park Service, l'agenzia federale statunitense per la tutela dei parchi nazionali, che fu subito convinto del fatto che l'area meritasse di essere tutelata. Nel 1929 il presidente degli Stati Uniti Herbert Hoover firmò il progetto di legge che istituì in un’area di soli 11 km² l’Arches National Monument. Non è stato però un piccolo passo da parte delle autorità, perché proprio in seguito all'istituzione del National Monument l'area iniziò ad essere studiata ed analizzata in maniera sempre più approfondita e molte delle sue attrazioni furono catalogate, battezzate e pubblicizzate proprio in questo periodo.

Durante il governo Eisenhower l’estensione diminuì ma fu durante l'amministrazione Johnson che venne ampliato a 184 km². Nonostante l’interesse turistico stava aumentando, il primo sentiero pavimentato fu costruito solo nel 1958. Nel 1971 il presidente Nixon accordò all’area lo status di parco nazionale firmando una legge che lo fece diventare Arches National Park. Nel 1998, durante la presidenza Clinton, il parco arrivò a 192 km².

Se dovessi scegliere la foto che meglio ritrae Arches Park sarebbe questa, le formazioni rocciose tondeggianti, un arco naturale, il terreno rossiccio e sabbioso, la vegetazione tipica di questa zona molto arida e i tronchi secchi che rendono l'idea delle temperature.

Una volta risaliti in auto lo spettacolo continua, si guida immersi in uno scenario che non sembra reale. Lungo la strada che collega Arches Park ad un altro bellissimo parco, Canyonlands, abbiamo fatto una breve sosta per ammirare la Newspaper Rock, ecco di cosa si tratta.

La mia prima reazione di fronte alla Newspaper Rock è stata "Ma è vera?"

Perché non sembra autentica, è talmente tanto strana da non apparire reale. Somiglia ad una cosa finta ricostruita nei minimi dettagli per un parco divertimenti. Poi dopo un po' che ero lì ad osservarla, a cercare di individuare tutti i vari personaggi, figure e animali incisi ho iniziato a provare stupore. Ero davanti a dei petroglifi (tra i quali ce ne sono alcuni che sembrano degli alieni) e che potrebbero risalire alla preistoria. Ho pensato quali cose ho visto dal vivo nel corso della mia vita fatte dall'uomo nella preistoria? Penso nessuna. Ma anche se avessi visto delle lance o delle punte di frecce in qualche museo durante una gita scolastica non è lo stesso. Andando a vedere la Newspaper Rock ci si trova davanti ad un enorme masso di pietra colmo di piccole raffigurazioni intagliate da antichi uomini, proprio nel luogo dove hanno praticato queste incisioni, immersi nella vegetazione di un parco naturale.


Ho cercato notizie sulla Newspaper Rock, sul posto non ho trovato molte informazioni, solamente un pannello con poche spiegazioni, quello che ho capito è che non si sa molto su questa roccia. Alcuni dicono risalga alla preistoria, altri a 2000 anni fa, poi c'è chi dice che è stata intagliata fino al 1400-1500, quindi fino a poco prima che arrivassero i colonizzatori europei. Non mi è chiaro inoltre perché ad un luogo del genere non venga attribuita una enorme valenza storica, archeologica, culturale, artistica, ecc. Non è quasi per niente segnalata e nella maggior parte delle guide turistiche non se ne parla.

Perché?


I colonizzatori bianchi chiamarono questa roccia Newspaper Rock poiché contiene centinaia di antichi simboli e scritte. Alcuni dei pittogrammi mostrano animali mentre altri raffigurano impronte di piedi con sei dita. Gran parte dei petroglifi sono simboli mistici. Sfortunatamente nessuno è ancora stato in grado di tradurre i glifi, sebbene sembrino avere qualche significato spirituale. La Newspaper Rock è tra i migliori esempi di petroglifi precedenti all'anno zero. I glifi furono intagliati graffiando la parte superficiale e più scura per rivelare un colore più chiaro nello strato di roccia sottostante. La lastra di arenaria con i petroglifi è protetta dai fenomeni atmosferici da una sporgenza nella roccia nella parte alta. I disegni incisi raffigurano animali selvaggi, impronte di piedi, ruote, linee ondulate, cacciatori e figure umane in sella a dei cavalli. Ci sono esseri giganteschi con strane antenne sulla testa, si pensa siano delle rappresentazioni stilizzate di dèi del cielo (alieniii) o di sciamani che indossano degli elaborati copricapo. Il significato di molte delle figure, facce, impronte di mani e altre immagini rimangono largamente un mistero e restano aperte all’interpretazione.


Fonti:

- Malitz (2005) Arches National Park Dayhiker's Guide. Johnson Books - Schneider (2013) Hiking Canyonlands and Arches National Parks: A Guide to the Parks' Greatest Hikes. Falcon Pr Pub Co - Kent Powell (2003) The Utah Guide. Fulcrum Pub

- Hauck (2002) Haunted Places: The National Directory: Ghostly Abodes, Sacred Sites, Ufo Landings, and Other Supernatural Locations. Penguin Group USA - Olsen (2008) Sacred Places North America: 108 Destinations. CCC Publishing

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